3.7 Germania 1813: la difesa di Danzica

Mentre avvengono questi fatti l’altro 113ème, reduce della campagna di Russia, partecipa all’epica difesa di Danzica. La città, guidata dall’energico generale Rapp, resiste all’assedio degli alleati per tutto il 1813. Le vicende di Danzica, per la loro complessità ed il valore degli atti compiuti dai difensori, meriterebbero da sole una pubblicazione. Purtroppo, per ragioni di spazio, ci è consentito fornirne soltanto una sintesi. Sino dalla metà del gennaio 1813 Danzica è accerchiata dai russi. La guarnigione è composta da reduci della Russia e si presenta molto eterogenea per tipologia di truppe e per nazionalità. Il Rapp dispone di una piccola aliquota della guardia, della 7a divisione (bavaresi, westphaliani e polacchi), della 30a divisione (francesi e tedeschi), della 33° divisione (napoletani), della 34a divisione (toscani, pochi francesi, molti tedeschi della confederazione del Reno), una divisione di cavalleria, con artiglieria, genio, gendarmeria, treno degli equipaggi, doganieri e marinai. Sulla carta Rapp può contare su 36.000 uomini, in pratica, tolti i feriti i malati ed i reduci della Russia in condizioni di estremo sfinimento, al momento dell’arrivo dei russi può contare al massimo tra gli 8.000 ed i 10.000 uomini in grado di combattere1. Il Rapp non si chiude dentro le mura, ma presidia con le truppe una vasta fetta di territorio appoggiandosi ai paesi e agli elementi di terreno dei dintorni. Così facendo riesce a foraggiare e contemporaneamente inizia a riparare e a rinforzare le difese, che in molti punti sono incomplete e carenti. Il 29 gennaio ed il 4 febbraio i difensori effettuano sortite per foraggiare e saggiare la forza dei russi. Questi ultimi non attaccano ma si limitano a continue azioni di disturbo. Nel frattempo si affaccia a Danzica il peggior nemico dei difensori, il tifo. L’epidemia, causata dalle cattive condizioni igieniche ed aggravata dal rigido clima e dalle pessime condizioni di salute dei soldati, scoppia con violenza e arriva nel febbraio a mietere fino a 130 vittime al giorno. La malattia infuria fino a primavera, uccidendo 2000 persone a febbraio, 4.000 a marzo e 3.000 ad aprile2. Il 19 marzo 1813 muore di tifo anche il generale Franceschi e viene sostituito al comando della 34a divisione dal generale Devilliers3. Ad aggravare la situazione concorre anche la Vistola, che con il disgelo viene ostruita da blocchi di ghiaccio trasportati dalla corrente. Nella notte tra il 26 ed il 27 febbraio il fiume supera gli argini e inonda la città, annegando persone e danneggiando scorte e strutture. Con il miglioramento del clima e l’arrivo di rinforzi i russi iniziano ad aggredire le difese francesi. Il 5 marzo si sviluppa l’attacco russo verso la cintura difensiva esterna, investendo Neu Schottland, Langfuhr ed Ohra. Parte dei borghi viene presa dai russi che contrattaccati retrocedono perdendo, secondo le varie fonti, dai 2.000 ai 3.000 uomini4. Alla battaglia partecipa anche la 34a divisione, compreso il 113ème, del quale è attestato per quel giorno nel combattimento di Ohra il ferimento di 3 ufficiali5. A metà marzo la situazione è grave, sono morti di tifo 6.000 uomini, 18.000 sono ammalati negli ospedali e navi inglesi incrociano al largo della foce della Vistola, chiudendo ai rifornimenti anche il mare. Il 24 marzo i difensori effettuano una sortita in forze contro Schweinkoepfe, S.Albrecht, Vonneberg, Pitzkendorf, Neufahrwasser e Stries per foraggiare. Parte delle puntate sono offensive, altre diversive e la battaglia si accende su tutto il fronte. A sera entrano a Danzica un centinaio di capi di bestiame razziati nei dintorni. Nuova sortita, ci dice il Giorgetti “con bon risultato” , viene effettuata il 15 aprile. Il 27 aprile Rapp attacca ancora, per migliorare la sua linea difensiva. Gli assedianti sono quindi rinforzati da un corpo prussiano. Il comando delle forze assedianti viene assunto dal duca Alessandro di Wurttemberg, zio dello zar di Russia. Il duca Alessandro attacca in forze il 3 giugno e attorno ad Ohra e a Langfuhr si sviluppa un violento scontro. Il 9 giugno è Rapp che attacca, dopo aver galvanizzato le truppe con la notizia delle vittorie francesi di Lutzen e Bautzen. Gli assedianti arretrano con gravi perdite. Alla battaglia partecipa anche il 113ème che si batte presso la fattoria Dreilinden.

Arriva poi la notizia della tregua conclusa a Neumarkt e le ostilità si fermano. La guarnigione di Danzica diviene nel frattempo, per decreto imperiale, il X corpo d’armata francese.

Il 24 agosto la guerra riprende ed attorno a Danzica si sviluppano quasi da subito dei combattimenti. Gli assedianti si sono rinforzati durante la tregua e lanciano una serie di attacchi. Il 28 agosto la battaglia, alla quale partecipa anche il 113ème, infuria nel settore di Ohra. Il 2 settembre, mentre navi inglesi e russe bombardano dal mare, i russi lanciano un nuovo assalto. Il 9 settembre 1813 una nuova alluvione della Vistola semina ulteriori distruzioni. Tra il 12 ed il 15 settembre i russi iniziano a sparare con 10 batterie piazzate nei dintorni di New Schottland. Il 16 la squadra anglo russa cannoneggia per 16 ore le opere alla foce della Vistola. Nel frattempo gli assedianti sono saliti a 50.000 uomini ed il 18 settembre attaccano ancora, avvicinandosi ulteriormente alla città. Intanto la notizia della sconfitta di Napoleone a Lipsia e della defezione dei sassoni provoca diserzioni tra i tedeschi e gli olandesi. La difesa delle posizioni fuori le mura diviene difficilissima, i russi piazzano batterie sempre più vicine. Rapp organizza una compagnia franca di guastatori, che effettua molti colpi di mano fuori dalle mura ed in questa sono inseriti il tenente Rosai del 113ème e alcuni sottufficiali e soldati italiani. La compagnia è formata da “…70 venturieri audacissimi, o volontari, incaricati d’inquietare, e tormentare i lavoranti nemici, e porre in allarme, come più volte fecero, penetrando fin nei suoi campi, tutto l’esercito nemico. Il tenente Rosai, e vari sott’uffiziali e soldati italiani ne fecero parte. Destinati a combattere quasi sempre corpo a corpo, portavano essi oltre ad un fucile leggere, armato di lunga baionetta, una sciabola ed un paio di pistole6. Il primo novembre inizia un pesante bombardamento che incendia molti edifici, distruggendo due terzi delle scorte. Contemporaneamente infuria l’assalto russo che però anche in questa occasione viene fermato. Nel frattempo anche la Baviera ha defezionato e i bavaresi della guarnigione chiedono ed ottengono di non combattere in prima linea contro quelli che adesso sono ufficialmente loro alleati. La situazione è disperata e Rapp inizia i negoziati con il duca di Wurttemberg. Il 29 novembre Danzica capitola a condizione: le truppe non francesi sono libere di rientrare nei loro paesi; la piazza di Danzica rimane in mano francese fino al primo gennaio 1814, data alla quale la città deve essere consegnata agli assedianti. Il 2 gennaio la guarnigione esce con l’onore delle armi e 6.500 francesi, compresi i toscani ed i napoletani, si avviano verso la Russia come prigionieri di guerra7.

 

1 Cfr. RAPP Jean, Mémoires du general Rapp, Paris 1823, p. 256.

2 Cfr. GIORGETTI, Le armi…, op. cit., vol. II, pp. 487-491.

3 Cfr. SIX, Dictionnaire…, op. cit., vol. I, pp. 353-354 e p. 465.

4 Le perdite fornite dal Giorgetti per i combattimenti del 5 marzo ammontano a circa 2.000 russi e 72 ufficiali e 600 sottufficiali soldati per gli assediati; cfr. GIORGETTI, Le armi…, op. cit., vol. II, p. 492; per il DE LAUGIER, Fasti e…, op. cit., vol. 12, pp. 285-287 i russi perdono quel giorno un cannone, 98 ufficiali e 2.995 sottufficiali e soldati, tra i quali 1.100 prigionieri, mentre la guarnigione perde 62 ufficiali e 604 soldati.

5 Risultano feriti ad Ohra il 5 marzo 1813 il capitano Patriarchi, il tenente Friesch ed il sottotenente Schianchi, cfr. MARTINIEN, Tableaux…, op. cit., p. 336.

6 Cfr. DE LAUGIER, Fasti e…, op. cit. vol. 13, p. 108.

7 Cfr. GIORGETTI, Le armi…, op. cit., vol. II, pp. 493-500.

Il brano sopra citato è tratto da: Gianni Doni “CENNI SUI MILITARI TOSCANI NELLA GRANDE ARMÉE” in: Partire, Partirò, Partir bisogna. Ed. Polistampa, Firenze 2009.