2. L’inserimento dei reparti toscani nella Grande Armée e l’adozione della coscrizione obbligatoria
La coscrizione obbligatoria era stata adottata dalla Francia rivoluzionaria quale misura necessaria per difendere il suolo nazionale dall’aggressione delle potenze coalizzate. La normativa di base era contenuta nella così detta Legge Jourdan1, del 19 Fruttidoro dell’anno VI, che, nei primi articoli, dettava i principi generali assunti a fondamento del servizio militare volontario ed obbligatorio:
Loi du 19 Fructidor An 6. – Art. I.er.Tout Français est soldat et se doit à la défense de la patrie.
2. Lorsque la patrie est déclarée en danger, tous les Français sont appelés à sa défense, suivant le mode que la loi détermine : ne sont pas même dispensés ceux qui auraient déjà obtenu des congés.
3. Hors le cas de danger de la patrie, l’armée de terre se forme par enrôlement volontaire et par la voie de la conscription militaire.
A questa norma quadro seguono vari atti, tra i quali la Legge del 17 Ventoso dell’anno VIII sulla coscrizione militare, che viene poi più volte modificata. La produzione normativa continua poi con una nutrita serie di ulteriori provvedimenti di rango inferiore, che regolano la materia nei minimi dettagli2. Con l’annessione all’Impero questo ormai rodato apparato normativo entra in vigore in Toscana, dando così il via anche in questa regione al servizio militare obbligatorio, con l’eccezione dei territori dei principati di Lucca e Piombino, che ne rimangono esclusi. Le altre conseguenze immediate dell’annessione sono l’inserimento delle unità del Regno d’Etruria nell’Armée francese e la creazione della 29a Divisione militare, che è denominata inizialmente Division militaire de la Toscane e posta sotto gli ordini d’un generale di divisione che deve risiedere a Firenze. Per questa divisione militare Napoleone dispone che la relativa gendarmeria sia formata da appartenenti alla 27a e alla 28a divisione militare e che solo un quarto degli effettivi sia reclutato in Toscana3.
Al di là dell’adesione di molti al regime napoleonico, con conseguente arruolamento volontario dei più convinti, la coscrizione non è molto amata dai toscani. La partenza dei contingenti di leva è accompagnata da una certa tristezza, che ben emerge dalle strofe del famoso canto dei coscritti, rimasto in uso per tutto l’ottocento e del quale sono rimaste più versioni. Secondo Riccardo Marasco4, il canto dei coscritti , nella versione che di seguito riportiamo, sarebbe stato composto da Anton Francesco Menchi5 nel 1808, al momento dell’adozione in Toscana della coscrizione obbligatoria:
Partire, partirò, partir bisogna,
dove comanderà ‘l nostro sovrano.
Chi prenderà la strada di Bologna,
e chi anderà a Parigi e chi a Milano.
Ah, che partenza amara,
Gigina cara, mi convien fare,
vado alla guerra e spero di tornare.
Se il nostro imperator ce lo comanda
Ci batteremo e finirem la vita,
al rullo dei tamburi, a suon di banda
farem del mondo l’ultima partita.
Ah, che partenza amara,
Gigia mia cara, Gigia mia bella
Di me non avrai forse più novella
L’aria è quella della tradizionale e triste Maremma amara e, sempre secondo Marasco, il Menchi avrebbe composto il testo ispirandosi ad una più antica canzone del tempo della guerra dei sette anni.
Il 7 dicembre del 1807 il Generale Reille entra a Firenze ed il 12 dicembre le truppe toscane giurano fedeltà all’imperatore6. Le unità principali al momento in servizio sono il reggimento a piedi Real Carlo Lodovico, che muta il nome in Leggiero Toscano e lo Squadrone Dragoni. La genesi del nome del reggimento di fanteria, che porta infine all’adozione della terminologia francese è ben descritta nel lavoro del Comandante Chalmin: Napoleone prima si oppone ad un inserimento nella numerazione francese, poi ci ripensa e dispone in questo senso7. Il 20 dicembre queste unità partono per Parma dove vengono
riorganizzate sul modello francese8. Il reggimento a piedi è a quel punto formato da 2 battaglioni alla francese, composti ognuno da una compagnia granatieri, una compagnia volteggiatori e 4 compagnie di fucilieri. Lo Squadrone Dragoni diviene Reggimento su due squadroni con decreto del 7 gennaio 1808. Avvenuta la riorganizzazione, i 2 reggimenti partono verso nord ovest in direzione di Perpignano. Nel frattempo, le compagnie d’artiglieria toscana da campo e da piazza vengono inviate a Mantova per essere inserite nell’artiglieria del Regno Italico9. Restano in Toscana le compagnie guardacoste, alle quali è affidata la difesa costiera dagli attacchi inglesi e che vengono coadiuvate da varie milizie sedentarie, soggette a chiamata su bisogno10. Il 29 maggio 1808 il reggimento dragoni viene trasformato con decreto imperiale nel 28ème régiment de chasseurs à cheval11. Dopo poco tempo, con decreto imperiale del 6 luglio 1808, anche il reggimento leggiero toscano muta il suo nome in 113èmerégiment d’infanterie de ligne12. Con questi atti, mediante i quali i due reggimenti entrano formalmente nella serie numerica identificativa delle unità francesi, si completa il percorso di accorpamento dell’esercito etrusco all’armata francese. A questi eventi segue la creazione di ulteriori vari reparti, sia di fanteria che di cavalleria, sia della linea che della guardia, che sono costituiti grazie all’entrata in vigore in Toscana delle norme sulla coscrizione e dei quali parleremo nei paragrafi che seguono.
Le unità dell’esercito francese reclutate in Toscana o “toscanizzate” possono essere raggruppate in quattro tipologie, secondo lo svilupparsi degli avvenimenti. Il primo gruppo è costituito dai corpi che, già in servizio nel regno d’Etruria, vengono rinominati ed inseriti nell’esercito francese, ovvero, il 113ème régiment d’infanterie de ligne ed il 28ème régiment de chasseurs à cheval. La seconda tipologia è quella delle unità di nuova istituzione create immediatamente dopo l’annessione della Toscana alla Francia, come il bataillon des vélites de Florence e le gardes d’honneur, oppure come il régiment de la Méditerranée, poi diventato 35ème régiment d’infanterie légère, nato nel 1810 per inserirvi i coscritti renitenti alla leva dei dipartimenti italiani. Il terzo tipo di unità, sono quelle costituite a seguito del maggior sforzo bellico richiesto dall’invasione della Russia e dalla seguente disastrosa ritirata. Queste unità a volte sono reclutate direttamente nei dipartimenti italiani, altre volte creando reggimenti mediante l’accorpamento di preesistenti reparti militari o militarizzati italiani. Fanno parte di questa categoria il 13ème régiment de Hussards, il 14ème régiment de Hussards ed il 137ème régiment d’infanterie de ligne. Il quarto ed ultimo tipo di unità sono quei reggimenti francesi che in parte si “italianizzano” o si “toscanizzano” a seguito di massicci inserimenti di coscritti provenienti dai dipartimenti italiani. I più noti fra questi reggimenti sono l’84ème ed il 112ème régiment d’infanterie de ligne. Quindi, oltre alle unità destinate a compiti propriamente militari, il 19 marzo 1809 viene costituito il corpo della gendarmeria della 29a divisione militare, che inizialmente si compone di 240 uomini a cavallo e 100 a piedi13. Infine, il 19 maggio 1809 la granduchessa Elisa emana un proprio arreté con il quale crea 4 compagnie di birri, poco dopo denominate compagnies de police, che sono poste alle dipendenze del consiglio di amministrazione della legione della gendarmeria della 29a divisione militare14.
Gli effetti della coscrizione sono stati analizzati nell’importante e ad oggi ancora unico studio di settore di Francesco Frasca, che ha attinto alla vasta documentazione degli archivi francesi, contenuto nel volume Reclutamento e guerra nell’Italia napoleonica15. Alla lettura di tale opera rimandiamo per eventuali approfondimenti su questa materia. Nel presente lavoro, dato il ristretto spazio a disposizione, accenneremo solo alla consistenza complessiva dei toscani che combatterono dal 1808 al 1814 sotto la bandiera francese. Si tratta del numero dei soldati in servizio al momento dell’annessione, sommato al numero dei volontari e a quello dei contingenti chiamati dalle varie leve nei tre dipartimenti della 29° Divisione. I dati sono riportati nel Prospetto riassuntivo dei soldati toscani incorporati nell’esercito francese di cui alla Tabella A, ove, tra l’altro, sono sintetizzati dati tratti dalle citate pubblicazioni del Giorgetti16, della Arzilli17 e del Frasca18.
Tabella A
PROSPETTO RIASSUNTIVO DEI SOLDATI TOSCANI INCORPORATI NELL’ESERCITO FRANCESE Motivo dell’incorporamento
Consistenza del contingente
Effettivi dell’esercito etrusco passati al servizio imperiale
4.000 circa
Leva dell’anno 1808
1.200
Leva dell’anno 1809
1.500
Leva dell’anno 1810
1.500
Leva dell’anno 1811 (Elba compresa)
2.39219
Leva dell’anno 1812
2.380
Guardia nazionale mobilitata – Cacciatori elbani
700 Leva dell’anno 1813
5.995 Anno 1813 – 13° ussari
500 Anno 1813 – Componenti l’86a Coorte della Guardia nazionale
988 Anno 1813 – Guardie d’onore
256 Volontari
2.000 circa TOTALE
23.371 circa
Il conteggio è indicativo poiché a fronte di lavori approfonditi come quello del Frasca, che analizza in dettaglio la coscrizione del 1813, per alcuni anni abbiamo solo delle cifre ipotetiche fornite dal Giorgetti o da altri storici e da lui riportate. Al riguardo, ponendo l’attenzione sul 1813, che è l’unico anno per il quale possediamo dei dati analitici, notiamo che il dato ipotetico fornito dal Giorgetti per il 1813 di 4.760 coscritti è risultato ampiamente sottostimato dall’approfondimento del Frasca. Quest’ultimo ha infatti documentato per quell’anno ben 5.955 coscritti. Ed a questi va aggiunto il contributo umano delle guardie nazionali, delle guardie d’onore levate nel 1813 e del neo costituito 13° ussari, che non risultano beneficiari di quelle liste di coscrizione. Complessivamente, sommando tutti questi contributi, risultano forniti dalla Toscana alla Francia non meno di 7.699 uomini nel solo anno 1813. E questo dato probabilmente è ancora sottostimato rispetto al totale dei toscani che nel 1813 entrano nell’esercito francese. Il De Laugier ci informa infatti che nel ricostruire l’esercito andato perduto in Russia le città italiane gareggiano tra loro21. Queste affermazioni sono confermate da numerose lettere delle città dei dipartimenti toscani, pubblicate dall’Ufficio Storico del Comando del Corpo di Stato Maggiore italiano22, nelle quali viene data comunicazione di quantitativi di cavalieri delle varie specialità “donati” all’armée. Questi contingenti, che nei soli documenti pubblicati assommano ad oltre 65 cavalieri, sono con molta probabilità aliquote di truppe in aggiunta ai contingenti riportati nella tabella A. Non è pertanto da esclude che emergano sorprese anche per le chiamate di leva degli altri anni. Complessivamente si tratta di un contributo umano importante e significativo alle guerre dell’impero francese. Purtroppo, a fronte di tali dati poco o niente sappiamo su quanti sono coloro che sono riusciti a sopravvivere e a tornare a casa. Infatti i dati massivi oggetto di pubblicazione sono principalmente riferiti agli ufficiali, tra i quali vi era un’alta proporzione di francesi; oltre a ciò tali informazioni sono raggruppate per reggimenti, senza l’indicazione della nazionalità. Anche per approfondire la conoscenza di questi aspetti sarebbe opportuno uno studio mirato sui documenti custoditi negli archivi del Service Historique de l’Armée de Terre nel castello di Vincennes. Dato certo, peraltro già segnalato nelle varie opere citate e che emerge chiaramente dal lavoro di sintesi del Frasca è che, oltre ad alimentare le unità formate in toscana, la coscrizione dissemina leve toscane in molti altri reggimenti francesi, in maniera quantitativamente molto diversificata. Si va infatti da numeri molto bassi, come ad esempio i soli 2 coscritti che per la leva del 1813 partono dal dipartimento del Mediterraneo per andare a Luneville nel 1er régiment de carabiniers – storico reggimento di cavalleria pesante d’élite francese -, ai 400 che nella medesima leva partono dal Dipartimento dell’Arno per raggiungere il 111ème régiment d’infanterie de ligne a Spira, quest’ultimo levato prevalentemente nei dipartimenti piemontesi23. Siamo quindi di fronte ad una geografia distributiva molto variegata, sicuramente influenzata dalle vicende e dai rovesci che hanno caratterizzato gli ultimi anni del primo impero.
Altro spunto su cui riflettere è l’attenzione che Napoleone sembra prestare per la Toscana e le sue leve. È infatti presente nella corrispondenza dell’Imperatore una lettera nella quale si danno disposizioni precise riguardo ai coscritti toscani24:
Rambouillet, 14 mars 1809
Au général Lacuée,comte de Cessac, directeur général des
revues et de la conscription militaire, à Paris
La conscription en Toscane va mal; la cause en est bien simple,
c’est qu’il n’y a pas d’officiers pour ramener les conscrits. On a
confié cette mission à des vétérans qui se sont comportés comme
partout, c’est-à-dire avec négligence. Je pense donc nécessaire
que vous chargez un détachement d’officiers et de sous-officiers
du 113e d’être répartis dans la Toscane comme pour les autres
départements.
Il contenuto del messaggio è chiaro: far rientrare in Toscana dei quadri affidabili ed addestrati prelevandoli dal 113ème, in modo che possano dedicarsi con profitto all’istruzione dei coscritti. La lettera del 14 marzo 1809 non è l’unica occasione nella quale Napoleone si interessa allo stato del 113ème. Nell’approfondito contributo del Comandante Chalmin sulla trasformazione del reggimento toscano di fanteria nel 113ème régiment d’infanterie de ligne emergono chiare disposizioni dettate dell’imperatore affinché l’unità rimanga composta da toscani, compreso il ruolo ufficiali e, particolarmente, gli ufficiali superiori. Oltre a ciò Napoleone dispone che siano ufficiali e sottufficiali del 113ème a dirigere la coscrizione in Toscana25. In concreto, queste disposizioni sono seguite solo in parte. Il reggimento mantiene costantemente una prevalenza toscana, ma le necessità belliche provocano l’incorporazione nel 113ème anche di ufficiali e di soldati provenienti da varie parti dell’Italia e della Francia.
E’ però abbastanza singolare che l’Imperatore, a capo di un esercito enorme che conta centinaia e centinaia di reggimenti di tutti i tipi, ponga la sua attenzione su una unità di linea reclutata in un una zona periferica dell’impero. Una chiave di lettura di questi episodi può forse essere fornita dal quell’impercettibile ma continuo cordone ombelicale che sembra legare Napoleone alla Toscana, quale regione di origine della famiglia Buonaparte.
1 Cfr. Loi du 19 Fructidor An 6 – Formation de l’armée, in Memorial de officier d’infanterie, Magimel, Paris 1813, 2 voll., vol. I, pp 1-3.
2 Cfr. la Loi du 17 Ventose An 8 – Conscription, il Reglement de conscription, du 17 Ventose an 8.– Exemption, le Tableaux des infermités qui rendent ceux qui en sont atteints, impropres au service militaire. Du 14 octobre 1811 e le Instruction sur la conscription du Ier Novembre 1811 – Détachement de recrutement, in Memorial…, op. cit., Magimel, Paris 1813, vo. I, pp 4-23.
3 Cfr. CHALMIN P., La transformation sous le premier empire d’un régiment d’infanterie toscan en un régiment de ligne francais, in AA.VV., Actes du quatre-vingt-unième congrès national des sociétés savantes. Rouen-Caen 1956, Imprimerie nationale, Paris 1956, p. 516.
4 Cfr. MARASCO Riccardo, Chi cerca trova, Birba, Firenze 1977, pp. 138-140.
5 Anton Francesco Menchi, nato a Cucciano, frazione di Campiglio nella montagna pistoiese nel 1762; a lui si dovrebbe anche l’inno del Viva Maria, dal ritornello Viva Gesù, Viva Maria!, cantato pochi anni prima dalle bande controrivoluzionarie; cfr. MARASCO, Chi cerca…., op. cit., p. 138 ed anche TRARA GENOINO Chiara, Anton Francesco Menchi, un cantastorie toscano del primo ottocento, in Toscana Folk, Anno II, n. 2, maggio 1997, pp.22-29.
6 Cfr. GIORGETTI, Le armi…., op. cit., vol. II, p. 319.
7 Cfr. CHALMIN, La transformation…, op. cit., pp. 517-519.
8 Cfr. GIORGETTI, Le armi…., op. cit., vol. II, p. 323.
9 Cfr. GIORGETTI, Le armi…., op. cit., vol. II, p. 322.
10 Ibidem, Giorgetti ci informa della denominazione di questi corpi: battaglioni di fanti guardacoste e di guardie dipartimentali, vol. II, p. 324.
11 Cfr. GIORGETTI, Le armi…., op. cit., vol. II, p. 333 ed anche in FIEFFIÉ, Histoire des troupes étrangères au service de la France depuis leur origine jusqu’a nos jours et de tous les régiments levés dans les pays conquis sous la premièrerépublique et l’empire, Terana Editeur, Paris 1854. 2 voll., vol. II, p. 118.
12 Cfr. GIORGETTI, Le armi…, op. cit., vol. II, p. 333 ed anche FIEFFIÉ, Histoire des.., op. cit., vol. II, p. 118.
13 Cfr. GIORGETTI, Le armi…., op. cit., vol. II, pp. 376-378.
14 Cfr. FIEFFIÉ, Histoire des.., op. cit., vol. II, p. 119, il quale in nota e nella medesima pagina, descrive anche l’uniforme di questa forza di polizia e GIORGETTI, Le armi…., op. cit., vol. II, p. 378..
15 Cfr. FRASCA Francesco, Reclutamento e guerra nell’Italia napoleonica, Editoriale Programma, Padova 1993.
16 Cfr. GIORGETTI, Le armi…., op. cit., vol. II, p. 322.
17 Cfr. ARZILLI, I reggimenti…., op. cit., p. 810.
18 Cfr. FRASCA, Reclutamento e guerra…., op.cit., p. 141.
19 Cfr. DE LAUGIER, Fasti e…, op. cit., vol. 9, p. 174.
20 Cfr. FRASCA, Reclutamento e guerra…., op. cit., pp. 122-123 e 126-128; il totale di 5.955 si ottiene sommando i vari contingenti delle classi di leva 1813 e 1814 ambedue chiamati in due momenti diversi agli inizi del 1813.
21 Cfr. DE LAUGIER, Fasti e…, op. cit., vol. 12, pp. 181-183.
22 Cfr. Gli italiani in Germania nel 1813, Comando del Corpo di Stato Maggiore – Ufficio Storico, Unione arti grafiche, Città di Castello 1914, pp. 434-440; i contingenti offerti dalle varie città consistono in: un drappello di numero non precisato da parte di Firenze, 2 cacciatori da parte di Livorno, 18 cavalieri da Pisa, 18 cavalieri da Arezzo, 2 cavalieri da parte di Sesto Fiorentino, 2 cacciatori da parte della città di Pellegrino, 8 cavalieri da Pistoia e 14 cavalieri da Prato. Le lettere datate sono tutte del gennaio 1813.
23 Cfr. FRASCA, Reclutamento e guerra….., cit.,p. 123.
24 Cfr. Correspondance de Napoléon Ier. 1809, lettera n. 14897 del 14 marzo 1809, al generale Lacuée.
25 Cfr. CHALMIN, La transformation…,op. cit., pp. 519-520 e p. 526.
Il brano sopra citato è tratto da: Gianni Doni “CENNI SUI MILITARI TOSCANI NELLA GRANDE ARMÉE” in: Partire, Partirò, Partir bisogna. Ed. Polistampa, Firenze 2009.