3.2 Spagna 1810-1811: guerriglia e contro guerriglia

Nel soggiorno ad Orléans il reggimento, rimpinguato con nuove leve e con i soldati guariti da malattie e ferite, ritorna alla forza di 1.600 uomini. Sotto il comando del tenente colonnello Alessandro Martini il 28 marzo 1810 il 113ème rientra in Spagna, diretto a Vittoria. I preparativi di questa nuova campagna di guerra emergono da una lettera di Napoleone al generale Clarke nella quale si dettano precise istruzioni sulla costituzione di una divisione posta sotto il comando del generale Jean-Mathieu Seras. La divisione ha un organico di circa 6.000 uomini e comprende 2 battaglioni del 113ème per un totale di 1.600 effettivi ed uno squadrone del 28° cacciatori forte di 300 cavalleggeri1. Con la divisione Seras il 113ème viene impiegato in Biscaglia in azioni di polizia e di contro guerriglia ed il 18 aprile si impegna in combattimento a Traspaterna con la banda di guerriglieri di Francesco Longa, forte di 300 fanti e 200 cavalieri2. La banda del Longa si rifugia in Frias ed il Martini, reputando che da tale paese i guerriglieri continuerebbero ad infastidire i toscani, decide di espugnare il paese e scacciarli. L’attacco a seguito del quale i guerriglieri si disperdono è condotto dalla seconda compagnia granatieri del capitano Trieb e dalle compagnie Sctamphli e Soldani. Da Vittoria il reggimento si trasferisce, sempre sotto il generale Serras e con i medesimi compiti, a Benavente, da dove opera nella regione del Leon. Il 29 luglio 1810 il 113ème partecipa assieme alle altre forze del Serras alla presa della rocca di Puebla de Senadrias3, posta al confine portoghese. Il 10 agosto Puebla è ripresa da una forza di 6.000 Portoghesi che catturata la guarnigione, si ritira. Le forze di Serras la inseguono ed il giorno successivo ne raggiungono la retroguardia, mettendola in rotta. In seguito il 113ème viene diviso in due parti, una a Leon e l’altra ad Astorga ed in queste località rimane per tutto il 1810 ed i primi mesi del 18114.

 

Ai primi di maggio del 18115 due compagnie del 2° battaglione combattono al ponte di Orbigo, dove un convoglio di rifornimenti scortato da 300 polacchi è attaccato da un battaglione del reggimento Monserrat e da uno squadrone degli ussari di Galizia. I toscani, assieme ad altri polacchi, caricano alla baionetta e gli spagnoli rompono, abbandonando il campo6.

Il 5 maggio il 113ème è fortemente impegnato nei combattimenti attorno a Bonas7, agli ordini del generale di brigata Barone Corsin, nei quali affronta con successo le forze spagnole numericamente soverchianti comandate dal generale Castagnos. Questi dispone di un contingente misto di truppe regolari e di irregolari, per un totale di circa 2.500 uomini. Il Corsin saputo della presenza del Castagnos durante la notte tra il 4 ed il 5 invia in avanti la compagnia di granatieri del 113ème, comandata dal capitano Trieb. La compagnia del Trieb nell’avanzata notturna verso Bagamiana, sostiene una prima scaramuccia con degli avamposti spagnoli, poi è fatta bersaglio di spari nel buio. L’avanguardia viene poi raggiunta dal capitano Montefiori, con l’altra compagnia granatieri. Le due compagnie granatieri entrano a Bagamiana. Chiamato l’alcalde, i due capitani gli chiedono una contribuzione di 100.000 reali. Castagnos intanto circonda Bagamiana. Il Corsin osserva da lontano con il resto delle sue forze, che ammontano in tutto ad altre 5 compagnie del 113ème. Ad un certo punto, vista la presenza di consistenti forze nemiche, il generale ordina ai granatieri di non perder tempo, di saccheggiare il più possibile e di ritirarsi. I granatieri mettono al sacco ed incendiano il paese e iniziano a ritirarsi, circondati dalla cavalleria nemica che però non osa attaccarli. Il resto della massa del Castagnos intanto li accerchia iniziando un continuo fuoco di disturbo. Il Corsin inizia la ritirata verso Bonas ed in coda vi sono i granatieri del 113ème, sui quali pesa tutta l’azione di inseguimento e disturbo degli spagnoli. Il capitano Montefiori è colpito da una fucilata alla nuca e le due compagnie granatieri lamentano circa 30 perdite tra morti e feriti. A Bonas il Corsin fa riposare gli uomini. Poi la colonna riparte in direzione di Villa Dominga. All’avanguardia è di nuovo la compagnia del Trieb e la retroguardia è formata dall’altra compagnia granatieri, ora comandata dal tenente Bottioni e dalla compagnia volteggiatori del capitano Degallier. Al centro, il resto della colonna marcia in quadrato. La retroguardia subisce continui attacchi dalla cavalleria e dalla fanteria spagnola. Arrivati a Villa Dominga 200 cavalieri piazzati davanti al paese sbarrano il passo alla colonna. Il Corsin ordina al capitano Trieb di passare ad ogni costo e di prendere le alture dietro a Villa Dominga. Il Trieb fa uscire en tirailleurs i sottufficiali Biondi, Mariannucci, Borgioli, Ciuffi e Curani ed il granatiere Gitelli, che si avvicinano ai cavalieri, riparandosi dietro alcuni ostacoli. Quindi i sei tirailleurs iniziano a bersagliare con precisione i cavalieri nemici e le selle iniziano a vuotarsi. La schiera nemica esita ed il Trieb intuisce che tra loro si sta insinuando l’incertezza; allora dà ordine di assaltare alla baionetta. La compagnia granatieri si lancia in avanti e la cavalleria fugge e cede il passo. Villa Dominga è attraversata di corsa e le alture alle sue spalle vengono conquistate. In quest’ultima azione i toscani subiscono ulteriori perdite compreso il tenente Gouzin, che dopo la conquista delle alture dietro il paese è colpito a morte da una fucilata in un occhio8. Riposatosi in Villa Dominga, il giorno successivo il reggimento si mette in marcia per tornare a Leon. Il coraggio e la determinazione dimostrate dal 113ème in questo duro scontro, sostenuto contro forze numericamente quattro volte superiori, gli valgono un ordine del giorno firmato dal barone Corsin che ne elogia il comportamento9:

Ordine del giorno 8 maggio 1811.

 

Soldati del reggimento 113!

Dopo sei mesi che siete sotto il mio comando io non attendeva che l’occasione di trovarmi con voi nel campo di battaglia per ivi sperimentare la vostra intrepidità ed il vostro coraggio. Questa occasione si è presentata il 5 del corrente e mi avete fatto pervenire al mio intento. Voi vi siete mostrati degni e figli veri del gran Napoleone. Un nemico insolente ed arrogante per la sua superiorità di numero aveva concepito la speranza di vincervi, ma voi gli avete reso la testimonianza della vostra gloria. Ottocento uomini d’infanteria di linea, trecento uomini di cavalleria e più di mille cinquecento briganti vi avevano circondato nel mezzo della pianura e voi non eravate che seicento combattenti: voi avete non solamente resistito alle loro cariche, e a quelle della cavalleria, ma ancora avete messo fuori di combattimento più di un terzo della cavalleria medesima; l’infanteria non ha avuto giammai l’ardire di assalirvi,e fino a tal segno la vostra condotta gli ha ispirato timore.

Io metterò sotto gli occhi del generale di divisione il nome di quelli che si sono particolarmente distinti, e mi compiacerò ripetergli che il 113. reggimento di linea può eguagliarsi in bravura con le più vecchie legioni dell’impero.

Segnato il generale di brigata:

Baron Corsin

Nel mese che segue le varie compagnie, impiegate nelle campagne, si trovano coinvolte in numerosi combattimenti, uscendone sempre vincitrici, fatta eccezione per l’incidente occorso alla 3compagnia fucilieri del tenente Domenico Bertini il 7 giugno 1811 che, assalita dai due lati ed impegnata in combattimento da un battaglione di fanteria e da uno squadrone di cavalleria10, dopo aver perso 42 morti e 53 feriti, è costretta alla resa11. Il 13 giugno, sempre presso l’Orbigo, ha luogo un altro pesante combattimento nel quale l’intero 113ème riesce a ritirarsi combattendo, salvo poi sganciarsi di fronte a forze spagnole soverchianti, consistenti in circa 2.000 fanti, 300 cavalieri e 2 cannoni. In quella occasione dopo aver tentato una impossibile difesa, il reggimento si ritira formato in quadrato e a passo veloce, per 5 ore sotto al fuoco nemico, fino a quando non riesce a porsi in salvo12.

Il 16 giugno la divisione Seras è sostituita a Leon da altre truppe e viene inviata a Valladolid sotto il comando del maresciallo Bessieres. Il 113ème viene quindi distribuito lungo la strada da Valladolid a Burgos e rimane così coinvolto in numerosi altri fatti d’arme con la guerriglia. Le varie compagnie del reggimento utilizzate come scorte a convogli o corrieri respingono sempre gli attacchi, anche di forze molto superiori. Unica tragica eccezione è la scorta comandata dal tenente Cunta e composta da 50 uomini, che viene attaccata dalla banda del Cura, forte di 1.000 fanti e 300 cavalieri. I toscani resistono ma dopo aver perso metà uomini si arrendono e i prigionieri vengono poi trucidati dai guerriglieri13. Il 14 settembre il reggimento viene riunito a Valladolid ed il giorno seguente si mette in marcia per raggiungere l’armata del Nord di Spagna, che sta marciando verso il Portogallo. Qui il reggimento è inserito nella divisione Thiebault con la quale prima partecipa alla spedizione in soccorso di Ciudad Rodrigo e poi combatte contro gli inglesi: il 25 settembre a El Bòdon, il 26 settembre a Fuenteguinaldo14 ed il 28 settembre ad Aldea del Puente. In tali scontri il maresciallo Marmont, comandante l’armata del Portogallo e il generale Dorsenne, comandante l’armata del Nord, respingono il duca di Wellington in Portogallo. I comandanti francesi si lasciano però sfuggire la possibilità di infliggere agli inglesi una sconfitta e non possono inseguire i nemici perché privi dei necessari rifornimenti. Il valore dimostrato dal 113ème negli eventi che portano e che seguono la conquista del campo trincerato di Fuenteguinaldo, gli vale gli elogi del generale Thiebault, che propone per la decorazione della legion d’onore il capitano aiutante maggiore Francesco De Lauger15. Tale episodio purtroppo non ha riscontri nelle memorie del Thiébault, ma questo non deve stupire; un personaggio della sua importanza, che ha preso parte a vicende ben più famose, considera senz’altro la proposta per una decorazione un fatto di ordinaria amministrazione. Oltre a ciò sia Thiébault che Marmont nelle loro memorie riguardo all’ “L’affaire del Fuenteguinaldo (1811)dedicano più spazio alle recriminazioni sul comportamento degli ufficiali superiori francesi e alle reciproche accuse, che non alla descrizione degli eventi16.

 Il 30 settembre l’armata francese ripiega, accampandosi sotto a Ciudad Rodrigo. Il primo d’ottobre viene disposto che il 1° battaglione del 113ème rimanga a difendere la fortezza di Ciudad Rodrigo. Quindi, il secondo battaglione fornisce al primo quanti più uomini può e, ridotto quasi ai soli quadri, si avvia con il corpo di Dorsenne alla volta di Salamanca, dove è raggiunto e rinforzato da 200 uomini tra rincalzi e convalescenti. I saluti tra il primo ed il secondo battaglione sono dolorosi e commoventi: la situazione dei francesi in Spagna non è rosea e si percepisce che tale addio potrebbe essere definitivo.

1 Correspondance de Napoléon Ier. 1809, lettera n. 16.244 del 12 febbraio 1810, al generale Clarke, ministro della guerra.

2 Cfr. VACANI, Storia delle campagne…, op. cit., vol. IV, pp. 440-441 e Cfr.DE LAUGIER,  asti e…, op. cit., vol. 9, pp. 40-43.

3 Cfr. VACANI, Storia delle campagne…, op. cit., vol. IV, p. 441: oltre al 113° sono presenti 2 battaglioni svizzeri, 3 compagnie polacche e 600 dragoni. Un battaglione di svizzeri è lasciato di guarnigione e viene catturato dai portoghesi il successivo 10 agosto; anche De Laugier racconta l’episodio Cfr.DE LAUGIER, Fasti e…, op. cit., vol. 9, pp. 43-45.

4 Cfr. DE LAUGIER, Fasti e…, op. cit., vol. 9, p. 45.

5 Per il VACANI, Storia delle campagne…, op. cit., vo. VI, pp. 389-390, lo scontro si svolge il primo maggio, per il GIORGETTI, Le armi…, op. cit., vol. II, p. 395 e per il DE LAUGIER, Fasti e…, op. cit., vol. 9, pp. 198-199, invece l’episodio avviene il 2 maggio.

6 Cfr. VACANI, Storia delle campagne…, op. cit., vol. VI, p. 390: si tratta della compagnia granatieri del capitano Trieb e della 3a compagnia fucilieri.

7 NB: Per i francesi, lo scontro è ricordato come combattimento di Bonas; il GIORGETTI, Le armi…, op. cit., vol. II, p. 396, identifica tale toponimo con Bognar; il VACANI, Storia delle campagne…., op. cit., vol VI, pp. 390-393 usa invece il nome di Bognares; il DE LAUGIER, Fasti e…, op. cit., vol. 9, pp. 199-202 identifica il toponimo per Bagnares.

8 Per il MARTINIEN, Tableaux .., op. cit., p. 336 gli ufficiali morti o feriti quel giorno sono i seguenti: sottotenente Gouzin (morto), capitano Daigailliez (ferito), tenente Perrin (ferito), tenente Della Rocca (ferito), sottotenente Comberli (ferito). Il tenente Gouzin è evidentemente quel tenente Cusin indicato dal Vacani come caduto in quello scontro e trattasi del medesimo tenente Corsin, che il De Laugier riporta come ucciso nel medesimo episodio. I due italiani hanno evidentemente raccolto questa testimonianza orale da dei reduci che non sapevano come si scriveva effettivamente quel nome, ma che ne ricordavano più o meno la pronuncia. Non appare invece sul Martinien la grave ferita del capitano Montefiori.

9 Il testo in italiano dell’ordine del giorno 8 maggio 1811 è citato nelle varie opere citate, in versioni che presentano lievi differenze; qui si è riportata quella del VACANI, Storia delle campagne…, op. cit.,vol. VI, p. 393.

10 Riguardo alle truppe che tendono l’imboscata alla compagnia del Bertini: il VACANI, op. cit., vol. VI, p. 398 afferma che trattasi di “…un battaglione del reggimento Zamorra (Zamora) e da uno squadrone di cavalleria…”; il GIORGETTI, op. cit., vol. II, p. 401, sostiene che trattasi di “…soldatesca  del reggimento Monterey ed ussari di Galizia…”; il Cfr.DE LAUGIER, Fasti e…, op. cit., vol. 9, pp. 206-209, afferma che sono “due mila uomini, cioè 1500 del reggimento Monte Rey e 500 degli ussari di Galicia.”.

11 NB: nel durissimo scontro tutti gli uomini del reparto rimangono uccisi o feriti.

12 Nella descrizione del fatto d’arme il VACANI, Storia delle campagne…, op. cit., vol. VI, pp. 400-401, ed il DE LAUGIER, Fasti e…, op. cit., vol. 9, pp. 211-215, segnalano il ferimento di 3 ufficiali, capitano Velluti, tenente Lanfranchini/Lanfranchi e tenente/sottotenente Genovini, circostanza della quale non v’è traccia nel MARTINIEN, Tableaux…, op. cit.. p.336.

13 Anche della morte del tenente Cunta, raccontata dal DE LAUGIER, Fasti e…, op. cit., vol. 9, pp. 216-217, ovvero, del tenente Canta, raccontata dal VACANI, op. cit. p. 403, il MARTINIEN, Tableaux…, op. cit., niente dice.

14 Nella memorialistica italiana il toponimo Fuenteguinaldo è riportato spesso come fonte Ghinaldos.

15 Fratello del più noto Cesare.

16 Cfr. THIÉBAULT Dieudonné Adrien Paul Francois Charles Henry, Mémoires du général baron Thiébault, Hachette, Paris 1962, pp. 360-368 e MARMONT Auguste Frédéric Louis Viesse de’, Mémoires du maréchal Marmont duc de Raguse de 1792 a 1841, Perrotin, Paris 1857, 9 voll., vol. IV, pp.61-66; riguardo ai pessimi rapporti tra i comandi francesi in Spagna in assenza di Napoleone, nelle sue memorie il Barone Marbot rincara ulteriormente la dose: cfr. MARBOT Jean Baptiste Antoine Marcellin, Mémoires du général baron de Marbot, Plon, Paris 1891, 3 voll., vol. II, pp. 479-480.

Il brano sopra citato è tratto da: Gianni Doni “CENNI SUI MILITARI TOSCANI NELLA GRANDE ARMÉE” in: Partire, Partirò, Partir bisogna. Ed. Polistampa, Firenze 2009.