3.1 Catalogna 1808-1809: il battesimo del fuoco dei due reggimenti toscani

Come anzi detto, il Pelécier assume il comando provvisorio del reggimento ed inizia presto il suo lavoro. Il maresciallo Pérignon, governatore generale degli stati di Parma e Piacenza, relaziona al ministro della guerra generale Clarke che “l’espèce d’hommes est belle” et les officiers lui ont paru “remplis d’honneur, de bonne volonté et de zèle”1. Un decreto del 29 maggio 1808 dispone che il deposito del 113ème sia nella città di Avignone2. Lasciata Parma assieme al 28ème régiment de chasseurs à cheval, il 113ème giunge a Perpignano dove passa assieme ad altre truppe lì raccolte3, sotto il comando del generale Reille. Nella vicina Spagna infuria la rivolta contro i francesi, che sono ridotti sulla difensiva, con molte guarnigioni sotto assedio. Reille è incaricato di passare in Catalogna, di liberare dall’assedio degli spagnoli il forte di Figueras e di conquistare Rosas, il cui porto è utilizzato dagli inglesi sia come approdo, sia come sostegno per la rivolta spagnola. Le truppe di Reille passano il 4 luglio il valico di Bellegarde ed il giorno seguente – dopo un breve scontro nel quale i toscani hanno il loro battesimo del fuoco – liberano dall’assedio il forte di Figueras, rifornendolo di viveri. Abbiamo tre versioni di questo battesimo del fuoco. Da una parte vi è l’agiografica descrizione del Giorgetti4. Dall’altra la versione francese, contenuta nell’opera del Foy. Questi descrive i coscritti toscani come truppe non abituate al combattimento e individualmente inferiori ai micheletti5, ma, considerato il loro addestramento, non peggiori di questi, in quanto forza regolare ed in grado quindi di manovrare. Per questo, secondo Foy, il Reille decide di farli avanzare in colonna serrata verso Figueras, perché non si sbandino la prima volta sotto il fuoco. Sempre secondo Foy, la liberazione di Figueras costa alla colonna avanzante 8 morti, 12 feriti e 25 prigionieri caduti nelle mani dei contadini6. Infine, abbiamo il racconto del De Laugier, nel quale si conferma la versione del Foy, con l’aggiunta che il Reille rimane piacevolmente sorpreso dal fatto che i toscani al loro battesimo del fuoco si comportano bene, dimostrandosi affidabili. Sempre il De Laugier aggiunge che i prigionieri, “…rimasti indietro, furono presi dai contadini armati, massacrati e mutilati in barbaro modo”, così documentando come sin dal loro primo ingresso in Catalogna i toscani comprendano subito la crudeltà con la quale è condotta la guerra peninsulare7.

Nei giorni seguenti giungono al Reille dei rinforzi. Il giorno 11, raggiunta una forza tra i 3 ed i 4.000 uomini, la divisione Reille muove alla volta di Rosas, passando per una apparentemente pacifica Castellon de Ampurias. Una volta a Rosas viene intimata la resa al castello, che è difeso da 400 miqueletes. I colori spagnoli vengono abbassati e viene alzata bandiera bianca. Si tratta però di un inganno. Giunti a breve distanza dagli spalti gli imperiali sono bersagliati dal fuoco di artiglieria. Nel frattempo il fanteria in ritiro Don Juan Claros, che accorre con 500 somatenes, ha richiamato alle armi per mezzo delle campane dei paesi considerevoli forze di irregolari, che si sono concentrate attorno a Rosas e che iniziano a bersagliare a distanza le truppe di Reille. Oltre a ciò la Montague, vascello di terzo rango da 74 cannoni al comando del capitano Otway, sbarca dei marines a rinforzo della guarnigione8. La pericolosa situazione è risolta dal 28ème régiment de chasseurs à cheval che caricando, apre la strada della ritirata e protegge il ripiegamento fino a Castellon de Ampurias. Anche qui la strada è sbarrata dagli insorti che sono schierati in parte nel borgo ed in parte su alture circostanti e che aprono il fuoco appoggiati da un pezzo d’artiglieria. I Cacciatori caricano nuovamente, appoggiati da due compagnie di fanti del 113ème e sbaragliano i nemici, catturando il cannone. Il paese è  preso e la divisione vi pernotta. Reille encomia i toscani e specialmente il 28° cacciatori, che quel giorno ha brillantemente aperto la via della ritirata per ben due volte. In questa dura giornata i toscani hanno fatto definitivamente conoscenza con il vero volto della guerra di Spagna: il nemico quotidiano non è un esercito regolare, ma un popolo in armi. Si tratta di una guerra di popolo che diventa ogni giorno più crudele, fatta di agguati ed imboscate. I soldati isolati ed i piccoli presidi sono catturati dai guerriglieri ed uccisi dopo orribili torture, mentre la popolazione civile è oggetto di frequenti rappresaglie. Il 12 luglio la divisione rientra a Figueras diminuita di 200 uomini tra morti e feriti. Il Reille abbandona temporaneamente l’idea di conquistare Rosas e si preoccupa di mantenere aperte le comunicazioni tra Perpignano e Barcellona. Dopo pochi giorni Il Generale Duhesme, che comanda in capo le truppe francesi in Catalogna, dispone di porre nuovamente assedio alla città di Gerona9. Muove quindi su Gerona da ovest e ordina a Reille di investire con la sua divisione la città da est. Il 23 luglio Reille si mette in marcia per Gerona con 5.000 fanti, 400 cavalli ed 8 cannoni10. A Bascarà il passaggio del fiume Fluvià è sbarrato da una banda di spagnoli. Il 28° cacciatori e un battaglione svizzero liberano la strada, il fiume viene guadato ed il paese incendiato per rappresaglia. Giunti a Gerona, i due generali francesi si accampano separatamente, in direzione delle rispettive linee di rifornimento. Le comunicazioni tra le due divisioni sono rese difficili dal fiume Ter, che vi scorre in mezzo. Gerona resiste con vigore, incoraggiata dal diffondersi della notizia della capitolazione di Bailen. In tale località infatti il 21 luglio 1808 l’esercito francese comandato dal generale Dupont, accerchiato, esausto e mal comandato, si è arreso agli spagnoli dell’Armata di Andalusia comandata dal generale Castanos. Questo episodio assume subito un ampio rilievo internazionale, incrina irreparabilmente il mito di invincibilità che fino a quel momento avvolgeva le armate di Napoleone e fornisce nuove speranze alla resistenza anti francese. Oltre a ciò i 400 difensori di Gerona del reggimento Ultona, formato in gran parte da irlandesi, hanno recentemente ricevuto in rinforzo di 1.300 fanti leggeri del 2° reggimento volontari di Barcellona11. Il Battaglione del 113ème comandato dal capitano Iacopo Casanuova conquista di slancio la così  detta Torraccia, edificio posto nei sobborghi orientali di Gerona. Dopo questo episodio, per ordine del Reille, la Torraccia viene chiamata torre Casanuova12. Segue la conquista delle torri avanzate S.Luigi e S. Narciso, ma i progressi dell’assedio sono lenti e difficili. Nel frattempo i toscani sono impiegati nei dintorni della città per reperire vettovaglie. Il 2 agosto tre compagnie di toscani si spingono fino al villaggio di S. Miguel, che resiste combattendo13. Dalle campagne arrivano centinaia di uomini armati e si sviluppa per quattro ore un durissimo combattimento, che finisce con l’arrivo di molti rinforzi. Gli spagnoli a quel punto fuggono ed i toscani, rimasti padroni del paese, possono far ritorno al campo carichi di  vettovaglie. Nello scontro muoiono 8 toscani e 15 rimangono feriti, compreso il tenente Della Rocca14. Il 5 agosto i toscani respingono un attacco della guerrilla al campo francese. Il giorno 10 dello stesso mese si sviluppa un nuovo e più forte attacco spagnolo contro le medesime posizioni che viene respinto grazie ad un contrattacco a tenaglia di quattro compagnie del 113ème15. Il 9 agosto giunge al Duhesme l’ordine di ripiegare in Barcellona per evitare che tale importante città torni sotto controllo spagnolo. Questi tenta il giorno 14 agosto un ultimo tentativo di espugnazione, fallito il quale, decide per la notte tra il 16 ed il 17 di levare il campo e di abbandonare per la seconda volta l’assedio di Gerona. Nel frattempo un grosso corpo spagnolo sta per attaccare alle spalle i francesi, Duhesme se ne accorge ma non può avvertire Reille perché il fiume che separa i due campi è in piena e gli attraversamenti sono stati travolti dalla furia delle acque. Così la mattina del 16, mentre è in corso lo sganciamento, il corpo di soccorso organizzato in quattro colonne appare sulle colline e piomba sui quattro battaglioni di coda della divisione Reille: i due del 113ème, un battaglione francese della 5a legione della riserva ed uno svizzero; contemporaneamente la guarnigione di Gerona effettua con 1.400 uomini una sortita in sostegno dei soccorritori. La situazione è grave, il battaglione francese è messo in rotta e quello svizzero, è costretto a ripiegare. Gli spagnoli prendono le torri di S.Luigi e di S.Narciso e arrivano fino alle batterie d’assedio. Reille accorre con le altre truppe e riprende le posizioni. Dopo furiosi combattimenti la divisione Reille si raggruppa a Pont Mayòr, a protezione della strada per Figueras. Durante la notte ha quindi inizio il ripiegamento, protetto dai cacciatori del 28ème e del 2° Reggimento napoletano, che nei giorni precedenti si era unito alle forze di Reille.

A Figueras i toscani sono impiegati in operazioni di anti guerriglia e per tenere libere le vie di comunicazione. Al 113ème spetta l’incombenza di tenere sgombro un tratto di strada di cinque ore di cammino tra Figueras e La Junquera. Per far questo viene posto in un campo trincerato lungo tale via. Il 24 agosto il campo è assalito con forza. Il combattimento inizia al sorgere del sole. Alle sei del pomeriggio le cartucce dei toscani cominciano a scarseggiare e allora viene lanciato dal campo un assalto alla baionetta che mette in fuga gli assalitori. Questo evento coincide con l’arrivo del 2° cacciatori napoletani, inviato in soccorso da Figueras, che carica gli spagnoli facendone strage16. A fine di questa lunga giornata, durante la quale i toscani hanno combattuto ininterrottamente per 15 ore, si sviluppa l’ennesimo dramma. Il paese di Llers, la cui popolazione ha partecipato all’assalto, viene saccheggiato per rappresaglia. Il 25 agosto 1808 il 113ème viene rimandato in Francia per completare la riorganizzazione e il riequipaggiamento alla francese. Il ritorno a Perpignano è causato anche dal pessimo stato del reggimento dovuto sia all’inadeguato equipaggiamento, sia alle sofferenze patite in due mesi di rude campagna17. A fine agosto il Reille relaziona Berthier sul buon comportamento dei toscani in uno scontro del 22 agosto a seguito di un attacco di insorti ad un convoglio. Nello scontro i toscani registrano 8 morti e 30 feriti, mentre gli insorti lasciano sul terreno “quarante morts et assez de blessés18.

Per Il 27 agosto 1808 il 113° reggimento è arrivato a Perpignano: dall’inizio della campagna sono trascorsi 53 giorni durante i quali il reggimento ha perso circa 750 uomini tra morti, feriti e malati. Queste perdite sono rimpiazzate dall’arrivo di 750 coscritti, quasi tutti toscani e in parte parmensi. Contemporaneamente, 150 toscani e parmensi rinforzano il 28° Cacciatori, che nel frattempo è anch’esso tornato ad Orléans19. Le uniformi granducali dei fanti vengono finalmente sostituite con quelle blu e bianche della linea francese. L’abito è blu con risvolti al petto bianchi filettati di rosso e code lunghe con risvolti bianchi filettati di rosso, colletto e paramani rossi filettati di bianco con patta blu filettata di rosso a tre bottoni; unica eccezione la compagnia volteggiatori che ha il colletto giallo, filettato di rosso. I bottoni sono di metallo giallo, con sopra il numero del reggimento. Sui risvolti delle code vi sono i simboli dei vari corpi: granata per le compagnie granatieri, cornetta per le compagnie volteggiatori, altri simboli, come cuori o rombi per le compagnie fucilieri20. Le varie compagnie adottano quindi gli ulteriori attributi identificativi nei relativi colori: spalline e pon pon o pennacchi rossi per le compagnie granatieri, spalline e pon pon o pennacchi gialli per le compagnie volteggiatori, controspalline blu filettate di rosso e pon pon arancio, verde, celeste e violetto rispettivamente per le quattro compagnie fucilieri di ogni battaglione. I pantaloni sono bianchi, con ghette e scarpe nere. Le bandoliere sono di cuoio bianco e le giberne di cuoio nero. Completano le dotazioni lo shakò nero con placca in metallo giallo con il numero del reggimento, il moschetto ad avancarica modello 1777 corretto anno IX con baionetta e, per le compagnie d’élite il sabre-briquet. I granatieri al posto dello shakò indossano il berrettone di pelo, così come emerge da un rapporto del conte De Cessac a Napoleone del 10 gennaio 1810:

Sire. Le colonel du 113e régiment d’infanterie demande une gratification en faveur de son régiment pour achat de bonnets de grenadiers. Il se fonde sur ce que le trois compagnies pour lesquelles il sollicite cette faveur ont toujours été en campagne depuis leur formation. Il annonce qu’elles ont fait leur devoir et que le régiment n’a pas de fonds disponibles qui puissent etre employés à l’acquisition de ces bonnets. Je prie Votre Majesté de vouloir bien me faire connaitre ses intentions.

Comte DE CESSAC.21

 

La bandiera del 113ème è quella modello anno 1804, sormontata dall’aquila22. Riguardo alle insegne distribuite al 113ème, abbiamo notizia di un’aquila consegnata al 113éme nel 1810 e di un’altra aquila, con bandiera del modello anno 1812, inviata nella primavera del 1813 a Magdeburgo, per essere consegnata al reggimento23. I cacciatori a cavallo ricevono invece l’abito verde degli chasseurs à cheval, con stivali neri, bandoliera bianca e giberna nera. Il 28° reggimento cacciatori viene identificato mediante paramani, code e filettature amaranto e colletto sempre amaranto, filettato di verde. I cacciatori a cavallo indossano lo shakò, eccetto alla 1a compagnia del 1° squadrone, la così detta compagnia d’élite, che indossa il colbacco. L’armamento si compone della sciabola, di due pistole e della carabina da cavalleria. La bandiera è quella regolamentare della cavalleria, uguale a quella della fanteria, ma più piccola e con 2 punte arrotondate dalla parte del vento24. Sembra che in questa occasione il 113ème venga riorganizzato definitivamente alla francese, su quattro battaglioni di guerra ed uno di deposito25. I battaglioni di guerra sono ognuno su 6 compagnie, quello di deposito invece è privo delle compagnie scelte ed è composto solo dalle 4 compagnie di fucilieri.

Secondo lo Chalmin il primo settembre 1808, sul Campo di Marte di Perpignano, il reggimento viene ufficialmente costituito su quattro battaglioni di guerra ed uno di deposito. In quella occasione gli ufficiali giurano fedeltà all’Imperatore. Il Procès-verbal d’organisation du 113e de ligne del primo settembre 1808, riporta l’organico riprodotto nella Tabella B26:

 

Tabella B

Procès-verbal d’organisation du 113e de ligne del primo settembre 1808

État-Major
Compagnies

Officiers

Sous-officiers et soldats

Officiers

Sous-officiers et soldats

Enfants de troupe

Présents

Aux hopitaux

10

14

80

1.307

418

16

 

Dividendo equamente gli uomini per il numero delle compagnie dei 5 battaglioni otteniamo di media poco meno di 50 uomini a compagnia, conformemente alla descrizione “scheletrica” dello Chalmin. È comunque possibile che gli uomini siano stati inseriti in massa nelle compagnie dei primi due battaglioni, lasciando semivuote le compagnie del 3° e del 4° che potrebbero essere rimasti al deposito in attesa di nuovi coscritti. In questo senso si esprime Reille in una lettera a Berthier il 28 agosto 1808 e non ricevendo istruzioni contrarie, è molto probabile che poi abbia così disposto27. D’altra parte il registro della matricola che il 31 maggio 1808 ha raggiunto il n° 1.953, al 30 ottobre 1808 è ancora al n° 2.041 e quindi fino al momento del ritorno del 113ème in Spagna non si sono verificate ulteriori incorporazioni di coscritti.

 A fine ottobre il 113ème de ligne ed il 28ème de chasseurs à cheval tornano in Catalogna e si ricongiungono alle truppe del generale Reille, che sono impegnate assieme agli italici della divisione del generale Pino all’assedio di Rosas. Il comando supremo è di Reille, che dispone in totale di circa 12.000 uomini. Rosas è strategicamente importante poiché rappresenta una spina nel fianco per le comunicazioni francesi. Queste possono essere facilmente interrotte mediante puntate offensive della guarnigione di Rosas o da forze inglesi che utilizzino il porto come base d’operazioni. Dentro Rosas resistono 3.000 spagnoli28, appoggiati da una nave di linea, una fregata ed altri legni29, sotto il comando di lord Cochrane. Il 6 novembre Reille da occidente e Pino da oriente stringono la città d’assedio, costringendo gli spagnoli a rifugiarsi all’interno. Il giorno 8 la popolazione abbandona Rosas via mare su barche mercantili e da pesca, fuggendo verso sud e lasciando in città la sola guarnigione. L’assedio prosegue tra lavori campali e assalti degli assedianti. Il 16 novembre arrivano finalmente da Perpignano le batterie da assedio. Il 19 novembre la Excellent apre il fuoco sulle batterie da assedio, una riserva di polvere esplode e le batterie sono poste fuori uso. I francesi riparano i danni e piazzano altri cannoni, con i quali proseguono il fuoco contro le fortificazioni e tengono lontane le navi inglesi. Nel frattempo però gli spagnoli attaccano lungo il Fluvià le truppe del generale Saint Cyr e il 28 novembre gran parte delle truppe assedianti gli sono inviate in soccorso. L’assedio di Rosas è ora diretto dal generale Pino che, nonostante sia stato privato di gran parte delle sue truppe, persevera negli sforzi. Gli inglesi continuano a sostenere la guarnigione con truppe da sbarco e con il fuoco delle navi. Il 23 novembre fallisce disastrosamente una sortita di 700 miquelettes appoggiati da 30 marines, che viene prontamente sventata dalle truppe italiane. Infine, dopo vari assalti e pesanti perdite, il 5 dicembre viene aperta una breccia e la cittadella si arrende agli italici ed ai toscani30. Nel frattempo i francesi hanno ripreso Madrid, dove Napoleone in persona entra il giorno 4 dicembre. Anche sul fronte catalano i francesi riconquistano terreno ed il 18 dicembre Barcellona viene liberata dal blocco spagnolo mentre il successivo giorno 20 Saragozza viene nuovamente posta sotto assedio. Presa Rosas i toscani sono impiegati nell’entroterra, tra il Fluvià ed i Pirenei, dove la guerriglia è molto attiva anche grazie al sostegno ricevuto dalla invitta Gerona, che per ben due volte ha resistito all’assedio degli invasori francesi. I reparti toscani sono disseminati in piccoli distaccamenti a presidio del territorio e delle vie di comunicazione e vivono nella quotidiana precarietà causata dalla onnipresente guerriglia. Oltre a ciò si verificano anche dei fatti d’arme di rilievo, ai quali vengono avviate secondo la bisogna le forze a disposizione.

Il De Lauger riporta alcuni dati sulla disposizione delle varie aliquote del 113° e del 28° in Catalogna al primo gennaio 180931:

  • 6 compagnie scelte del 113° ed una compagnia del 28° cacciatori, nella seconda brigata della divisione Reille;
  • 2 compagnie scelte del 113° a Rosas.

All’inizio del 1809 il 113° ed il 28° cacciatori partecipano assieme alle altre truppe sotto il comando del generale Reille ad un duro combattimento scatenato dal tentativo del Governatore di Gerona, il generale Alvarez, di impossessarsi del parco di artiglieria francese che ha contribuito alla presa di Rosas e che si trova a Castellon de Ampurias. Ambedue le parti subiscono perdite consistenti in un duro scontro a fuoco avvenuto il primo gennaio 1809 tra le due sponde del Fluvià, che essendo in piena, non può essere guadato. All’alba del giorno dopo Reille rinnova l’attacco ma gli spagnoli si ritirano, abbandonando “..non pochi carri bagagli e prigionieri.32. Il De Laugier ci informa che nel marzo 1809 le compagnie scelte sono già state rafforzate da 4 compagnie fucilieri33. Il medesimo autore ci racconta anche un altro fatto di rilievo che avviene il 15 marzo 1809 a Selva del Mar. Qui ha luogo uno sbarco di circa 200 inglesi che catturano una batteria costiera vicina a Rosas. Gli spagnoli accorrono in aiuto degli inglesi ed assieme a questi piazzano i cannoni catturati sopra una collina, dietro ad un parapetto, puntati verso la batteria catturata. Il battaglione del 113ème presente a Rosas viene incaricato di riconquistare batteria e cannoni. L’assalto è condotto dalla compagnia volteggiatori del tenente Gaetano Bertini, aumentata di 20 granatieri. La batteria è conquistata di slancio e gli inglesi, inseguiti e bersagliati dal fuoco dei volteggiatori, fuggono reimbarcandosi e lasciando sul campo alcuni cannoni sbarcati dalle navi, dodici feriti e alcuni prigionieri. A seguito di questo episodio Il Bertini viene proposto dal Reille per una onorificenza, promosso chef de bataillon34 e assegnato ad altro reggimento.

 Nel maggio 1809 i toscani passano agli ordini del generale Verdier che ha il compito di espugnare Gerona. Sul finire del mese di maggio la città è cinta d’assedio per la terza volta. Il Verdier inizia ad operare nei confronti delle opere di fortificazione esterne alle mura ed è ostacolato dal formidabile e sovrastante forte del Monjuich, contro il quale viene allestita la batterie imperiale, con 20 pezzi da 16 e 24 libbre. Durante i vari mesi dell’assedio si succedono assalti e sortite. Le opere esterne, demolite dalle batterie da assedio, vengono progressivamente conquistate. Il 17 giugno vengono prese le torri San Luis e San Narciso. Durante l’assedio si rendono necessarie delle operazioni esterne atte ad assicurare la fruibilità delle vie di comunicazione e a rendere sicure le retrovie. Il 20 giugno 1809 un contingente di 1.500 uomini comandati dal generale Guillot, inviato ad occupare Bagnolas, si scontra con circa 6.000 guerriglieri comandati dal Rovira. Della spedizione fanno parte due battaglioni francesi, tre compagnie del 113ème e un contingente di cacciatori a cavallo napoletani. Gli spagnoli circondano il nemico e lo attaccano da ogni lato. Lo scontro dura dalla mattina alle 9 fino all’imbrunire, ma gli imperiali non cedono35. Il 22 giugno gli spagnoli attaccano dall’esterno le truppe che assediano Gerona, penetrando nell’accampamento dei westphaliani. In questa occasione, alcuni cacciatori del 28°, contrattaccano assieme ai veliti della guardia reale italica, scacciando i nemici. Il tenente Del Testa, che ha condotto la carica dei cacciatori, rimane ferito36.

Il 113ème viene quindi impiegato per proteggere dalla guerriglia la strada per la Francia. Il attaglione scelto del 113ème, rafforzato con fucilieri prelevati dalle compagnie di centro, è impiegato nel tratto tra Figueras e Bellegarde, e in tali incombenze si trova spesso a cortare convogli ed a combattere contro i guerriglieri. In questo periodo la difesa delle vitali comunicazioni con la Francia è affidata ad una forza di circa 2.300 uomini formata dal 113ème, da un battaglione del 7ème, dal battaglione del Valais e dal battaglione della Confederazione del Reno misto Waldeck-Reuss-Schwarzburg37. Il 3 luglio si è intanto creata una breccia larga 35 piedi nei bastioni di nord est del forte di Monjuich. Il 7 luglio Verdier lancia all’assalto del forte le compagnie scelte di 20 battaglioni italiani, francesi e tedeschi, in tutto circa 2.500 uomini. L’assalto sembra procedere bene ma una volta nella breccia gli assalitori si trovano stretti tra cavalli di frisia e sottoposti ad un micidiale fuoco incrociato e devono arretrare. Vengono lanciati un secondo ed un terzo attacco, anch’essi respinti anche grazie alla mitraglia di alcuni piccoli pezzi da 3 e 4 libbre. Il fallito assalto costa al Verdier la perdita di ben 1.079 uomini tra morti e feriti, compresi 77 ufficiali38. Il morale degli assedianti è sempre più basso ed oltre alle perdite in combattimento sempre più numerose, si diffondono anche le malattie. Il morale degli assediati invece si mantiene alto. Dal 9 luglio al 4 agosto 1809 il forte di Monjuich è battuto incessantemente dalle batterie d’assedio. Le strutture sono sistematicamente demolite e 3 breccie sono aperte nelle mura. Tra l’8 ed il 9 agosto vengono fatte brillare contemporaneamente 23 mine che provocano una larga apertura lungo le mura, riempiendo di detriti i fossati. Lo stesso 9 agosto la guarnigione del forte effettua una coraggiosa sortita riuscendo a neutralizzare due batterie francesi. Ma le sorti del forte sono ormai segnate e gli spagnoli lo evacuano la sera del 10, facendolo poi esplodere. La guarnigione ha perso nei 65 giorni di assedio 962 tra morti e feriti; gli assedanti hanno avuto perdite circa tre volte superiori. Nel frattempo il 4 agosto 300 micheletti che tentavano di entrare a Gerona sono catturati dai francesi. Un’altra colonna di 800 micheletti riesce invece ad eludere gli assedianti e ad entrare in città il 17 agosto 1809. In autunno Gerona resiste ancora. Il 28° cacciatori combatte sempre attorno a Gerona. Il primo settembre 1809 il tenente Del Testa guida un’altra bella carica contro una forza di spagnoli intenta a forzare il blocco, episodio che gli procura la promozione a capitano della compagnia scelta del reggimento con decorrenza 20 settembre 180939. Riguardo al lento procedere dell’assedio, il Fieffé riferisce che la piazza di Gerona resiste a lungo “…malgré la bravoure du bataillon valaisan, des toscans du 28 régiment de chausseurs et de ceux du 113 de ligne.40. Nel frattempo il 113ème, che durante la campagna ha subito perdite enormi41, è rimandato in Francia assieme al 28° per essere riequipaggiato di uomini e mezzi ed il 4 ottobre 1809 ripassa la frontiera francese diretto ad Orléans, dove è stato stabilito il deposito reggimentale. L’assedio di Gerona continua con ulteriori sanguinosissimi episodi fino alla conquista della città. Gerona si arrende infine il 10 dicembre 1809 al maresciallo Augerau, che ha nel frattempo rilevato Saint Cyr come comandante in capo in Catalogna. Contemporaneamente a questi eventi, alcuni distaccamenti del 113ème presenti in Francia, probabilmente prelevati dal deposito di Orléans e trasferiti a Parigi, sono inviati assieme ad altre truppe a Boulogne, in occasione dell’invasione inglese dell’Olanda avvenuta nel 180942.

 

1 Cfr. CHALMIN, La transformation…, op. cit., p. 517.

2 Cfr. CHALMIN, La transformation…, op. cit., p. 518.

3 Cfr. DE LAUGIER, Fasti e…, op. cit., vol. 5, pp. 141-142, ove si afferma che le truppe destinate alla spedizione comandata dal Reille si componeva “…di due battaglioni e, due squadroni Toscani, di alcune compagnie dipartimentali, di 150 svizzeri e due cannoni.”.

4 Cfr. GIORGETTI, Le armi….,op. cit., vol. II, pp. 333-334.

5 Micheletti: sinonimo di cacciatori di montagna, volontari, truppe improvvisate.

6 Cfr. FOY Maximilien-Sébastien, Histoires des guerres de la peninsule sous Napoléon precede d’un tableau politique et militaire des puissances belligerantes, Houndaille, Paris 1934, 4 voll., vol. II, pp. 404-405.

7 Cfr. DE LAUGIER, Fasti e…, op. cit., vol. 5, pp. 142-143.

8 Cfr. OMAN Charles, A history of the peninsular war, Oxford 1914, 7 voll., vol. I, p.321.

9  Gerona era già stata inutilmente assediata dai francesi del Duhesme, che nel giugno era stato costretto a levare l’assedio e a ripiegare in Barcellona, in attesa di rinforzi dalla Francia.

10 Cfr. GIORGETTI, Le armi…., op. cit., vol. II, p. 335: “…9 battaglioni, fra’ quali i due toscani del 113° di linea, il 28° cacciatori a cavallo, ed 8 cannoni; queste milizie costituì in piccola divisione di cinquemila fanti e quattrocento cavalli.eDE LAUGIER, Fasti e…, op. cit., vol. 5, p. 200, ove vi è l’elenco di dettaglio di tutte le unità della divisione Reille..

11 Cfr. OMAN Charles, A history of…, op. cit., vol. I, p.325.

12 Cfr. GIORGETTI, Le armi…., op. cit., vol. II, p. 339.

13 Cfr. DE LAUGIER, Fasti e…, op. cit., vol. 5, p. 163 e GIORGETTI, Le armi…., op. cit., vol.  I, p. 340: le compagnie sono quella granatieri del secondo battaglione, comandata dal capitano Francesco Trieb, una di volteggiatori sotto ordini del capitano Cusani, e la terza di fucilieri guidata dal capitano Velluti.

14 Il MARTINIEN, in Tableaux…, op. cit., pp. 335-336, indica il ferimento del Della Rocca il 4 agosto 1808 e non il giorno 2 dello stesso come invece afferma il Giorgetti. Gli altri ufficiali del 113ème che il Martinien indica feriti nel blocco di Gerona sono il tenente Pistolesi (2 agosto), i capitani Trieb e Soldani (ambedue il 5 agosto) e il sottotenente Daparma (15 agosto).

15 Cfr. DE LAUGIER, Fasti e…, op. cit., vol. 5, pp. 163-164.

16 Cfr. DE LAUGIER, Fasti e…, op. cit., vol. 5, pp. 267-268. Nel passo ove viene trattato questo scontro l’autore, ci informa della morte di un tenente di nome Lattanzi. Tale evento non è invece riportato nel MARTINIEN, Tableaux…, op. cit., p. 336.

17 Cfr. CHALMIN, La transformation…, op. cit., p. 523.

18 Cfr. CHALMIN, La transformation…, op. cit., p. 521.

19 Cfr. DE LAUGIER, Fasti e…, op. cit., vol. 5, p. 269 e GIORGETTI, Le armi…., op. cit., vol. II, p. 346.

20 Non è ad oggi noto il simbolo posto sulle code degli abiti delle compagnie fucilieri del 113ème.

21 La circostanza dell’equipaggiamento delle compagnie granatieri con il berrettone di pelo, riportata dal Giorgetti, è quindi confermata dal rapporto in questione edito su una pubblicazione specifica sui copricapi militari francesi, cfr. MARGERAND JOSEPH, Les coiffures de l’armée française, Le livre chez vous. Paris 2002, p. 58.

22 Cfr. GIORGETTI, Le armi…., op. cit., vol. II, pp. 348-350 e FUNCKEN Liliane et Fred, L’uniforme et les armes des soldats du premier empire, Casterman, Tournai (Belgique) 1968, 2 voll, vol, I pp. 54-57

23 Cfr. CHARRIE Pierre, Drapeax et Etendards de la Revolution et de l’Empire, Copernic, Paris 1982, p. 213 e HOLLANDER O., Nos Drapeaux et Étendards de 1812 a1815, Ken Trotman Publishing, Godmanchester 2006, pp. 59-61.

24 Cfr. GIORGETTI, Le armi…., op. cit., vol. II, p. 349 e FUNCKEN Liliane et Fred, L’uniforme…, op. cit., vol, I, pp. 26-39.

25 La vicenda è tutt’ora controversa, al riguardo è sorta nel tempo una querelle tra i vari storici che hanno trattato l’argomento, sul fatto se il 113ème fosse riorganizzato a Perpignano su quattro battaglioni o sepermanesse ancora la precedente organizzazione su due di guerra ed uno di deposito. Tale dubbio potrà essere sciolto solo da una consultazione mirata degli archivi di Vincennes. Certo è che, se tale riorganizzazione è stata portata a termine in quella occasione, i battaglioni dovevano essere molto sotto organico, visto che i rimpiazzi giunti al reggimento coprivano appena le perdite della recente campagna dai 2 originari battaglioni. Tra le opere più vicine a tali eventi, si segnala che il VACANI, Storia delle campagne…, op. cit., vol. IV, p. 439 asserisce che il reggimento il 30 giugno 1809 è ancora organizzato su due battaglioni e quindi non avvalora la tesi della riorganizzazione. Anche il lavoro del Chalmin si interroga sulla questione e propende per i 4 battaglioni di guerra ed uno di deposito, di dimensioni però “scheletriche”, con compagnie attorno ai 40 uomini, mancando al completamento dell’unità ben 18 ufficiali e 2.120 uomini; cfr. CHALMIN, La transformation…, op. cit., pp. 522-523. Il De Laugier nel quinto volume dei Fasti… conferma la riorganizzazione in 4 battaglioni e precisa che le 8 compagnie scelte, ovvero, le quattro compagnie Granatieri e le 4 compagnie Volteggiatori, sono riorganizzate in un battaglione scelto che rientra in Catalogna sotto il comando provvisorio del capitano Casanuova; aggiunge De Laugier che questi è poi sostituito nel comando dal capo battaglione Levient e che dopo vari scontri sulla frontiera, ai primi di novembre il battaglione scelto del 113ème, raggiunge la divisione Pino che assedia Rosas, contribuendo alla presa della città; cfr.DE LAUGIER, Fasti e…, op. cit., vol. 5, pp. 390-391; d’altra parte lo stesso De Laugier in un altro punto della medesima opera afferma che il battaglione scelto, o d’élite, rientra in Catalogna il primo d’ottobre 1808 forte di 430 uomini, organico complessivo molto sotto forza per 8 compagnie scelte appena riorganizzate; un tale numero si addice più a 4 compagnie che non ad 8, considerato anche che le compagnie scelte venivano tendenzialmente tenute a forza superiore rispetto alle compagnie fucilieri; cfr. DE LAUGIER, Fasti e…, op. cit., vol. 7, p. 422.

26 Cfr. CHALMIN, La transformation…, op. cit., p. 523.

27 Cfr. CHALMIN, La transformation…, op. cit., p. 522.

28 La guarnigione è composta dall’ormai scheletrico battaglione del reggimento Ultona, dal 2° reggimento volontari di Barcellona, da una compagnia del reggimento svizzero Wimpffen, 120 artiglieri, oltre che dai micheletti irregolari dei tercios di Lerida e Igualada e da altri di alcune compagnie di quelli di Berga e Figueras, Cfr. OMAN Charles, A history of…, op. cit., vol. II, pp. 47-48.

29 Trattasi della Excellent da 74 cannoni, che viene poi sostituita temporaneamente dalla Fame, sempre da 74 cannoni, 2 bomb vessels e della fregata Impérieuse, Cfr. OMAN Charles, A history of…, op. cit., vol. II, p. 48.

30 Cfr. DE LAUGIER, Fasti e…, op. cit., vol. 5, pp. 370-378.

31 Cfr. DE LAUGIER, Fasti e…, op. cit., vol. 6, p. 198.

32 De Laugier narra che in questo episodio rimangono feriti numerosi ufficiali toscani, tra i quali il capitano Soldani, che viene ferito nel fatto d’arme lungo il Fluvià il primo gennaio 1809; cfr.DE LAUGIER, Fasti e…, op. cit., vol. 6, pp. 159-161. Invece MARTINIEN, Tableaux .., op. cit., p. 336, non riporta ufficiali morti o feriti per il giorno 1 febbraio 1809, ma indica invece per il giorno 2 gennaio 1809 nel combattimento di Castillon de Ampurias la morte del sottotenente Hairé ed il ferimento del tenente Friesh.

33 Cfr. DE LAUGIER, Fasti e…, op. cit., vol. 6, p. 161.

34 Equivale al grado di maggiore.

35 Cfr. DE LAUGIER, Fasti e…, op. cit., vol. 7, pp. 425-426.

36 Cfr. DE LAUGIER, Fasti e…, op. cit., vol. 7, p. 427.

37 Cfr. OMAN Charles, A history of…, op. cit., vol. III, pp. 39-40.

38 Cfr. OMAN Charles, A history of…, op. cit., vol. III, pp. 31-33.

39 Cfr. DE LAUGIER, Fasti e…, op. cit., vol. 8, p. 117.

40 Cfr. FIEFFIÉ, Histoire des troupes…, op. cit., vol. II, p. 242.

41  Il De Laugier ci informa che il battaglione scelto, che era entrato in Catalogna con 430 uomini, a seguito dell’usura dovuta all’impiego a difesa delle vie di comunicazione ne conta adesso solo 280. Cfr. Cfr.DE LAUGIER, Fasti e…, op. cit., vol. 7, p. 422. Il Vacani afferma invece che 280 era il numero totale di tutti gli effettivi del 113° che rientrano a quella data in Francia e non quelli del solo battaglione scelto, cfr. VACANI, Storia delle campagne…, op. cit., vol. IV, p. 439.

42 Cfr. BOND Gordon C., The Grand Expedition. The British Invasion of Holland in 1809, The University of Georgia Press, Athens 1979, P. 67.

Il brano sopra citato è tratto da: Gianni Doni “CENNI SUI MILITARI TOSCANI NELLA GRANDE ARMÉE” in: Partire, Partirò, Partir bisogna. Ed. Polistampa, Firenze 2009.