2005
Austerlitz

2005 Austerlitz

Dopo gli interminabili e noiosissimi anni di pace, impostaci dai Trattati di Amiens, finalmente la parola tornava al cannone!!!
Il lungo cammino iniziato nei primi mesi dell’anno condusse anche noi, non dal campo di Boulogne come la Grande Armèe, ma, più prosaicamente, da Palazzolo, alla neve gloriosa di Austerlitz!!!
Tutto l’anno passò nell’attesa del magico bicentenario della più bella Vittoria dell’Imperatore.
A Palazzolo ed a Caldiero cominciammo a trovare davanti alle nostre baionette le giacche immacolate degli Austriaci.
La “furia francese” del 113ème ebbe modo di ben esercitarsi!!!
Il bronzo di un altro cannone dei “kaiser” fu marcato col numero del Reggimento.
Ci stavamo accuratamente preparando, ma l’attesa del grande evento ci consumava davvero.

Ma Caldiero è importante.
Lì, attorno al bivacco, nacque l’idea del Battaglione Italiano: un appunto provvisorio tracciato su un fogliaccio appoggiato su un tamburo, che però ancora ci fa da guida.
Era necessario presentarci ad Austerlitz come una unità forte, numerosa e coesa.
E ciascun Reggimento rinunciò ad una piccola parte della propria identità, per dar vita ad una formazione che, sul campo di battaglia, mostrasse tutta la sua imponenza ed autorevolezza.
Ci riuscimmo con circa 140 moschetti in linea!!!

Cominciammo a Plancenoit, in volenterose esercitazioni e poi sul campo di battaglia, a manovrare su 4 compagnie o su 2 divisioni.
La bella “edizione” di quel Plancenoit 2005, ci consentì di metterci ben bene alla prova.
Manovre e prove che ripetemmo una domenica, a Parma, sotto un bel temporale.
Nessuno, con il giusto orgoglio dei veterani, voleva “sfigurare”.

E, dopo la consueta “gita sociale” a Sarzana, finalmente Austerlitz.
Non vale la pena di soffermarci su qualche carenza organizzativa, soprattutto nello svolgimento della battaglia.
Il morale rimase altissimo per tutta la lunghissima giornata.
Il Battaglione Italiano, e, con esso, il 113ème, si comportò col consueto valore e, soprattutto, con elevatissima disciplina. Che è la prima virtù del soldato!!!
Per quasi 12 ore rimanemmo sul campo, incuranti della neve e del freddo.
I veterani combatterono in alta uniforme. Solo alla sera, a tarda sera, indossarono il cappotto!!!
Per rispetto alle migliori tradizioni dell’Armèe, all’Imperatore ed al Maresciallo Soult (Oleg Sokolov) del cui Corpo d’Armata la nostra divisione faceva parte.
Di grande fascino e pathos la cavalcata di Soult tra le divisioni schierate, ed il fremito che, come una cosa viva, percorse le file quando mise il bicorno sulla sciabola e ci gridò “En avant!! En avant!! Vive l’Empereur”.
Ci aspettavamo quasi di essere falciati dalla mitraglia russa, ma marciammo e sparammo e attaccammo alla baionetta. Una volta dopo l’altra. Finché i battaglioni e gli squadroni della Terza Coalizione si sciolsero davanti ai nostri moschetti!!!

Il 3 dicembre, accompagnammo i nostri camerati dei Tirailleurs du Po’ a Sokolnitz, dove , come parte del Corpo di Davout, avevano combattuto davvero nel 1805.
Un giusto, doveroso e glorioso pellegrinaggio.
Bandiera in testa, tambur battente, in colonna di plotoni, marciammo verso il fatidico muretto che i Tirailleurs avevano difeso con indomito valore, per rendere commosso omaggio ai caduti di allora.
E lì, in maniera del tutto inaspettata, trovammo illustri esponenti del Souvenir Napoleonien che, nel loro tour sul campo di Austerlitz, si erano soffermati in quel luogo così evocativo.
Il Principe Murat ed il Barone de Meneval ci fecero l’onore di passarci in rassegna!!!
Lo ricordiamo come uno dei momenti più belli della nostra “vita militare”.